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27 Gennaio giorno della memoria

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Con il mio amico Roque Pugliese, delegato per la Calabria della Comunità Ebraica di Napoli, al campo di concentramento di Ferramonti, nel comune di Tarsia (CS), per commemorare le vittime dell’Olocausto e riaffermare l’importanza di preservare la memoria.
La memoria non è solo una capacità mentale per codificare, conservare e recuperare informazioni, ma è anche riportare al cuore le cose più care.
Condivido appieno la riflessione di Riccardo Di Segni, Rabbino Capo della Comunità Ebraica di Roma, fatta per l’occasione del giorno dedicato alla memoria della Shoah, che ricorda lo sterminio del popolo ebraico durante la seconda guerra mondiale, progettato e realizzato dai nazifascisti.
La data del 27 gennaio è stata scelta perché in quel giorno l’armata Rossa arrivò ai cancelli di Auschwitz, il campo di sterminio più famoso, ma di luoghi di sterminio ne furono operativi molti altri. Treblinka, a 80 km da Varsavia, aveva una rete di camera a gas che ogni giorno eliminava dai 7.000 ai 20.000 individui.
In tutta l’Europa occupata dai nazisti (Francia, Ungheria, Italia), gli ebrei di qualsiasi età erano sistematicamente ricercati, arrestati, messi in vagone bestiame e indirizzati ai luoghi di sterminio.
Questo per capire cosa si intende veramente per Shoah, per genocidio, nella mostruosità del progetto, della meticolosa organizzazione tecnologica, nelle dimensioni dei suoi risultati giorno per giorno.
Ricordare questa storia può dare fastidio a chi giustamente ha orrore per il male, ma di più dà fastidio a chi invece nega, minimizza, cerca di cancellare le responsabilità di un intero sistema politico tanto efficiente quanto condiviso, o accolto con consenso.
La ripetizione della memoria rischia di lasciare indifferenti, può diventare banale e bisogna trovare sempre il modo per evitare questi rischi e oggi più che mai bisogna evitare di fare confusione mescolando in modo tendenzioso eventi assai differenti.